Autorità Nazionale Anti Corruzione: si è dimesso Raffaele Cantone

Si è dimesso il presidente dell’ANAC, Raffaele Cantoneraffaele-cantone

Negli anni sono state affidate tante funzioni all’ANAC, forse troppe per le sue risorse; anche noi come ARI abbiamo a volte espresso critiche o dissenso per le informazioni mancanti e procedure complicate o troppo lente. Ma l’ANAC, come istituzione con le sue linee guida e i suoi pronunciamenti, è sempre stata un punto di riferimento imparziale per il mondo dei lavori pubblici.
Con le dimissioni di Raffaele Cantone l’ANAC perde una figura integerrima, che abbiamo conosciuto prima di tutto come servitore dello stato. Il suo è un passo logico e comprensibile visto che l’ANAC – così come alcune procedure e tutele del codice degli appalti – sembra essere diventato un problema, invece di rappresentare un tassello importante per un mondo degli appalti pubblici più trasparente. Nella speranza che l’ANAC continui ad essere un’istituzione importante per l’Italia, semmai da migliorare e non da ridimensionare, auguriamo a noi e al paese un nuovo presidente della stessa caratura e che abbia il pieno supporto della politica.
A Raffaele Cantone va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto e i nostri  migliori auguri per il suo futuro professionale e personale.

Dott. Kristian Schneider, Presidente ARI
Associazione Restauratori d’Italia

A seguire riproduciamo integralmente la lettera delle dimissioni del presidente Cantone:

23/07/2019

Lettera del Presidente Raffaele Cantone

Autorità nazionale anticorruzione Comunicazione del Presidente Raffaele Cantone:
“Torno a fare il magistrato, in Anac esperienza entusiasmante ma ormai conclusa”

Sono entrato in magistratura nel 1991 quando avevo ventotto anni, tanti quanti ne sono passati da allora a oggi. In pratica ho trascorso metà della vita indossando la toga, divenuta nel tempo una seconda pelle. Ho sempre considerato la magistratura la mia casa, che mi ha consentito di vivere esperienze straordinarie dal punto di vista umano e professionale, a cominciare dal periodo alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Per queste ragioni ho ritenuto fin dall’inizio il mandato di Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione una parentesi, per quanto prestigiosa ed entusiasmante. Adesso, dopo oltre cinque anni, sento che un ciclo si è definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo.

È una convinzione che ho maturato progressivamente e che nei mesi scorsi mi ha spinto a presentare al Consiglio superiore della magistratura la candidatura per un incarico direttivo presso tre uffici giudiziari. Nelle ultime settimane le dolorose vicende da cui il Csm è stato investito hanno tuttavia comportato una dilazione dei tempi tale da rendere non più procrastinabile una decisione.

Nella mattina di oggi, con alcuni mesi di anticipo, ho dunque avanzato formale richiesta di rientrare nei ruoli organici della magistratura: un atto che implica la conclusione del mio mandato di Presidente dell’Anac, che diverrà effettiva non appena l’istanza sarà ratificata dal plenum del Csm. Tornerò pertanto all’Ufficio del massimario presso la Corte di Cassazione, dove prestavo servizio prima di essere designato all’unanimità dal Parlamento a questo importante incarico.

Dopo aver comunicato nei giorni scorsi le mie intenzioni al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri e a vari esponenti del Governo, reputo opportuno annunciare pubblicamente e in assoluta trasparenza la determinazione che ho assunto.

La mia è una decisione meditata e sofferta. Sono grato dell’eccezionale occasione che mi è stata concessa ma credo sia giusto rientrare in ruolo in un momento così difficile per la vita della magistratura. Assistere a quanto sta accadendo senza poter partecipare concretamente al dibattito interno mi appare una insopportabile limitazione, simile a quella di un giocatore costretto ad assistere dagli spalti a un incontro decisivo: la mia indole mi impedisce di restare uno spettatore passivo, ancorché partecipe.

Lascio la presidenza dell’Anac con la consapevolezza che dal 2014 il nostro Paese ha compiuto grandi passi avanti nel campo della prevenzione della corruzione, tanto da essere divenuta un modello di riferimento all’estero. La stessa Autorità nazionale anticorruzione, istituita sull’onda di scandali ed emergenze, rappresenta oggi un patrimonio del Paese. Sono circostanze che dovrebbero rappresentare motivo di orgoglio per l’Italia, invece sono spesso poco riconosciute come meriterebbero.

Naturalmente la corruzione è tutt’altro che debellata ma sarebbe ingeneroso non prendere atto dei progressi, evidenziati anche dagli innumerevoli e nient’affatto scontati riconoscimenti ricevuti in questi anni dalle organizzazioni internazionali (Commissione europea, Consiglio d’Europa, Ocse, Osce, Fondo monetario) e dal significativo miglioramento nelle classifiche di settore.

So di lasciare l’Autorità in buone mani, mi auguro in ogni caso che nei tempi tecnici necessari a formalizzare il rientro in magistratura sarà possibile procedere alla nomina del mio successore.

Ringrazio quanti in questi anni, con sacrificio e spirito di abnegazione, hanno consentito di ottenere i risultati raggiunti. Sono certo che grazie al loro impegno sarà possibile assicurare la debita continuità col lavoro svolto finora.

Raffaele Cantone

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